10 gennaio 2012

Sicurezza: più dei delitti crescono paure e insicurezza. La colpa è della crisi.

L'incertezza del proprio futuro aumenta la percezione del rischio ma per anni si è alimentata la politica della paura anche in TV. Non basta aumentare la presenza delle forze dell'ordine: servono politiche sociali e solidarietà.

L'argomento è stato ben analizzato dal dossier di Carlo Buttaroni pubblicato ieri (clicca qui) da l'Unità.

Assemblea regionale PD Lombardo - sabato 14/01/2012.


La nota del mattino del 10 gennaio 2012.


1. EUROPA TUTTA IN RECESSIONE. LE BANCHE NON INVESTONO. I BUND TEDESCHI VENDUTI A TASSO SOTTO ZERO. E LO SPREAD CON I BTP SI ALLARGA.
L’Europa, tutta l’Europa, compreso il ricco e forte Nord, rallenta il passo e comincia a vedere i segnali concreti di una recessione, la seconda dal 2008. I rischi per l’occupazione, già messa a dura prova, sono notevoli. E la crisi fa paura. Le banche non investono nei crediti alle imprese, preferiscono depositare il denaro liquido presso la Bce o investirlo nei Bund tedeschi. Ieri la domanda è stata così forte da far abbassare il tasso di interesse all’asta dei Bund sotto zero. Di conseguenza la differenza di rendimento con i titoli offerti dai paesi con debito elevato, come l’Italia, si è ampliato. Gli effetti si vedranno nelle aste dei titoli di Stato italiani giovedì. Unico aspetto positivo: ora che la crisi morde anche il Nord Europa, Germania compresa, ci sono maggiori margini per rilanciare una politica per la crescita.
Da La Repubblica. Articolo di Maurizio Ricci. “La recessione sta risucchiando l`Europa e, a quanto pare, non si salva nessuno. Un rallentamento dell`area euro era, infatti, scontato e previsto: si stima che, complessivamente, l`economia europea si ridurrà, nel 2012, dell`1,5 per cento. Tuttavia, andando a guardare più da vicino i dati, si vede che l`ombra della crisi copre non solo i paesi deboli Grecia, Irlanda, Portogallo, Italia e Spagna - già investiti dal ciclone dei debiti pubblici e dalla stretta dell`austerità. Ma si allunga anche sui paesi cosiddetti forti, quelli del Nord Europa, compresa la Germania che, fino ad oggi, era sembrata marciare a pieno regime. Una convergenza in negativo che, però, può cambiare le carte al tavolo dei vertici europei e favorire una svolta nella scelta delle ricette contro la crisi degli ultimi due anni: in particolare, convincendo i tedeschi che l`austerità dei bilanci pubblici non è la risposta a tutti i mali. Anche la locomotiva tedesca, infatti, sembra destinata a segnare il passo. Una panoramica delle previsioni di un ventaglio di banche sull`economia tedesca nel 2012 indica che quasi tutti prevedono, per quest`anno, un più che vistoso rallentamento. Nei primi tre mesi del 2012, anzi, ci dovrebbe essere una vera e propria recessione, con un Pil inferiore a quello dell`ultimo trimestre 2011. Ma, poi, l`economia non ripartirà, avvitandosi in un sostanziale ristagno. Anche i più ottimisti - come gli analisti di Unicredit e di Allianz - prevedono, infatti, una crescita non superiore all`1%. Mentre il grosso - da Citigroup a Morgan Stanley, da Goldman Sachs a Commerzbank a Deutsche Bank - prevedono, per l`intero anno, uno sviluppo zero o allo 0,1 per cento. La Hsbc arriva a stimare l`effettiva contrazione, dello 0,3 per cento, di una delle più forti economie del mondo. Il caso tedesco non è isolato. Tutti i paesi forti - il Nord dell`euro - che, finora, si sono opposti apolitiche dichiaratamente antirecessive ed espansionistiche, in nome della disciplina di bilancio, si trovano ad affrontare i venti della crisi. Perla Francia, le previsioni ufficiali, che molti ritengono ottimistiche, sono di una riduzione del Pil dello 0,2% negli ultimi mesi del 2011 e, poi, ancora dello 0,1 fino a marzo, con una disoccupazione che risale al 9,6%. Ma va anche peggio nei paesi più vicini alla Germania, nella custodia dell`ortodossia monetaria. In Olanda, il Pil dovrebbe ridursi dello 0,5%, con 90 mila disoccupati in più (il 15,25 per cento della forza lavoro). In Finlandia, l`economia- che, ancora nelle previsioni dello scorso settembre, sarebbe dovuta crescere dell`I per cento - si contrarrà, invece, dell`1,5 per cento e i disoccupati arriveranno all`8,5 per cento. L`Austria che, nel 2011, era cresciuta di oltre il 3%, dovrebbe scontare una contrazione dello 0,5 nei prossimi dodici mesi. E` possibile che le improvvise difficoltà spingano i paesi del Nord Europa a stringere ulteriormente i cordoni della borsa dei piani di salvataggio dell`euro e dei paesi deboli. I dati spingono, però, in direzione opposta. La recessione nel Nord Europa indica, infatti, come siano ormai collegate le economie dell`area euro. I 17 paesi della moneta unica sono, infatti, un`area relativamente chiusa, in cui il grosso delle esportazioni avviene all`interno. Il crollo della domanda, indotto dai programmi di austerità nei paesi deboli, sta compromettendo anche l`export dei paesi forti. Lo si vede in Germania, in Austria. Per il 2012, la Francia prevede uno sviluppo zero delle esportazioni. Ma non è l`unico segnale. Ieri, l`asta dei titoli tedeschi a sei mesi ha permesso alla Germania di collocare quasi 4 miliardi di euro ad un tasso negativo: meno 0,01%. In altre parole, gli investitori hanno pagato di tasca propria per poter avere i titoli. La scorsa settimana, l`Olanda aveva collocato titoli a tre mesi a tasso zero. E` l`ennesima prova della corsa degli investitori verso il rifugio dei titoli sicuri. Ed ha suscitato l`ironia di molti operatori, pronti a confrontare l`asta dei Bund con quella, contemporanea, con cui la Grecia ha collocato titoli a sei mesi ad un tasso vicino al 400 per cento. Ma è anche un segnale negativo: tutto il sistema dei tassi di interesse tedeschi sta scendendo, pericolosamente, verso lo zero. E` il sintomo di un rischio crescente di deflazione. Fra recessione in atto e ombre di deflazione, cosa può cambiare nella politica europea? Anzitutto, l`allargarsi della crisi può mettere in evidenza i rischi di un` austerità generalizzata e aiutare chi, come il presidente del Consiglio italiano, Mario Monti, insiste perché, nella gabbia dei vincoli di bilancio che si stanno per istituire, si tenga conto degli effetti temporanei della recessione sui conti e, in particolare, si svincoli la spesa per investimenti. In secondo luogo, può indurre Berlino ad allentare le briglie sulla propria economia, stimolando una domanda che benefici le esportazioni degli altri paesi. Infine, può ampliare i margini di manovra di MarioDraghi. Un nuovo taglio dei tassi (dall` 1 allo 0,5%) potrebbe arrivare prima di quanto si pensasse e una politica più attiva di intervento sui mercati potrebbe apparire opportuna anche ai più riluttanti, visto che, fra recessione e deflazione, i rischi di una fiammata inflazionistica appaiono lontani”.

2. LA CRISI SPINGE MERKEL E SARKOZY A STRINGERE I TEMPI. DOMANI MONTI A BERLINO. IL 20 TRILATERALE A ROMA. LA SCELTA EUROPEA DEL PD, CHE IL 20 RIUNISCE L’ASSEMBLEA NAZIONALE.
La crisi che morde anche i paesi più forti sta costringendo tutti, anche la Germania, a fare qualche passetto in avanti. Ieri, al termine dell’ennesimo vertice tra il presidente francese Sarkozy e il cancelliere tedesco Merkel, i due leader europei hanno annunciato la possibilità di chiudere prima del tempo un accordo sui bilanci pubblici, mentre comincia a far passi in avanti anche il progetto di una tassazione delle transazioni finanziarie, sostenuto soprattutto dai partiti progressisti.
In questo contesto l’Italia, attraverso il presidente Mario Monti, può giocare un ruolo per imporre una modifica positiva della linea tedesca, rilanciando la politica della crescita proprio a cominciare dall’Europa. Il Partito democratico lancia l’offensiva perché l’Italia si metta all’avanguardia di un processo di unificazione europea anche dal punto di vista politico.
Da Il Messaggero. Intervista al vicesegretario, Enrico Letta. “L`Europa, la definizione di nuove regole, compiti e strategie, sta diventando la trincea del governo Monti, il suo più impegnativo e caratterizzante terreno d`azione. E` un bene o un male? «A mio avviso - spiega Enrico Letta scandendo le parole per il governo, e in generale per tutta la politica. italiana, si tratta di una grande opportunità». E anche di un rischio però. «Al contrario. Proprio sul fronte europeo, in una fase così delicata, l`Italia può fare la differenza. Sotto più aspetti, infatti, è visibile, percettibile il ruolo che il nostro Paese e il governo Monti possono giocare. Lo colgono le persone; l`hanno colto anche gli osservatori internazionali. Basti pensare al Washington Post che solo pochi giorni fa scriveva che da cosa farà il governo italiano in Europa dipende l`economia mondiale. Si tratta di una grande opportunità, non certo di un vincolo. E questo perché ho sempre considerato il governo Monti non come un esecutivo di normale amministrazione, finalizzato a gestire la contingenza del giorno per giorno: una specie di parentesi di cui molti attendono la chiusura. Secondo me invece questo è un governo che ha un ruolo molto forte, un ruolo da situazione straordinaria». Che deve impiegare in che modo? «E` venuto il momento che il governo e i tre partiti che lo sostengono scrivano un patto sull`Europa e definiscano l`idea di Europa del 2020 che l`Italia vuole portare avanti». Un patto? Con quali capisaldi, e per fare cosa? «Deve essere il patto per costruire gli Stati Uniti d`Europa. In cui, per intenderci. proprio questa specifica espressione venga usata senza alcun tabù. Il caposaldo deve essere l`unione politica, economica e fiscale, accanto a quella monetaria, del vecchio continente. Un patto all`interno del quale vengano esplicitati i grandi obiettivi di integrazione di cui oggi c`è bisogno per salvare l`euro e salvarci tutti noi. Oggi bisogna farla». Concretamente che vuol dire Stati Uniti d`Europa? Che fisionomia, che regole deve avere questa nuova entità? «Bisogna eleggere il
presidente dell`Unione europea; integrare i corpi elettorali più di quanto si sia fatto finora; dare più potere all`Europarlamento. La messa a punto di un patto del genere deve diventare il baricentro della linea politica che l`Italia deve intestarsi. Ovviamente, ripeto, a condizione che un accordo di tale portata venga sottoscritto da tutti gli attori in campo: il governo Monti appunto e i tre partiti maggiori che lo sostengono. In modo da far sì che l`esecutivo esca da una dimensione di sola emergenza e straordinarietà, in modo da dargli la forza per fare le riforme». Scusi, ma nella situazione attuale è credibile quello che chiede? «Penso di si. Non a caso dico che questo patto deve essere siglato oggi, in questo mese di gennaio che è cruciale per l`Europa e per il premier Monti. L`Italia ospiterà a Roma il vertice a tre con Merkel e Sarkozy e poi il presidente del Consiglio volerà a Londra per incontrare il primo ministro inglese Carneron, senza dimenticare l`Eurogruppo e i summit in agenda. All`interno di questo mese cruciale, prima di questi appuntamenti decisivi, è auspicabile che Monti e le forze politiche che lo appoggiano siglino quel tipo di patto e si impegnino su di esso. Se tutto questo accadrà, ed è il mio augurio, Monti avrà più forza in Europa e sarebbe il primo passo della riconciliazione tra tecnica e politica che ritengo ineludibile». Che tipo di riconciliazione? E perché? «Perché questi primi due mesi di vita del governo Monti hanno sancito un eccesso di separazione tra i tecnici i politici. Una situazione che alla lunga rischia di portare male sia agli uni che agli altri. E di portare male complessivamente al Paese». Per caso sta chiedendo che nel governo entrino ministri di Pdl, Pd e Terzo Polo? «Niente affatto. Niente rimpasti, tutto può benissimo e anzi deve restare com`è. Quello che dico è che c`è bisogno di riconciliare quelle due dimensioni. Lo ha detto bene, con nitidezza, Bersani e io sono molto contento che l`abbia fatto. C`è bisogno che il fossato tra tecnici e politici venga colmato. E proprio l`Europa è l`occasione per farlo. Anche perché è una occasione che capita subito. Il suggerimento, l`appello che rivolgo a tutti è che questo diventi il tema dei prossimi giorni. E` un modo perché la politica, come ha saggiamente ricordato il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nel suo messaggio di fine anno, torni centrare. Un modo perché anche il governo dei tecnici possa essere può forte nella Ue per questo grande lavoro che deve fare di guidare un percorso europeo che non può essere lasciato soltanto alla insufficiente coppia franco-tedesca». E il Pd deve essere il motore di questo patto? «E` una operazione che funziona solo se tutti e quattro i soggetti sono convinti. Noi, il Pd, dobbiamo essere quelli più convinti di tutti perché l`Europa è il nostro Dna. Noi avremo una Assemblea nazionale il 20 gennaio, lo stesso giorno in cui ci sarà il vertice a tre con Francia e Germania a Roma. Sarà quella la sede migliore e l`occasione per ribadire il nostro impegno europeo».
3. IL GOVERNO ACCELERA SULLE LIBERALIZZAZIONI. “CORAGGIO” INCITA BERSANI, RICORDANDO LE DECINE DI PROPOSTE PRESENTATE DAL PD.
Il sottosegretario alla presidenza del consiglio ed ex presidente dell’Antitrust, Catricalà, annuncia un affondo del governo sulle liberalizzazioni. “Coraggio” incalza Bersani (ieri sera ospite di Otto e mezzo su La 7). E ricorda non solo le iniziative prese dai governi di centrosinistra, ma anche le decine di proposte di liberalizzazione presentate dal Pd nel 2011: decine di proposte illustrate in una conferenza stampa nel febbraio scorso e poi inserite nel Piano Nazionale per le riforme. Forse è il caso di ricordare che il Pnr del Pd fu inviato all’allora ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, il quale si rifiutò di discuterne. E fu ben poco preso in considerazione dai principali quotidiani del paese, allora ancora sostenitori della linea Tremonti. Oggi l’Antitrust suggerisce quelle stesse proposte e il governo si appresta a vararle. Ma non si leggerà l’autocritica degli autorevoli commentatori che allora si chiedevano: dove sono le proposte del Pd?

4. IL MINISTRO FORNERO COMPLETA LE CON SULTAZIONI. SI PREPARA IL CONFRONTO UNITARIO CON SINDACATI E IMPRENDITORI. IL PD OFFRE IL SUO CONTRIBUTO SUL TEMA DEL LAVORO.
Il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, sta per concludere le consultazioni separate con le forze sociali e per avviare un tavolo di confronto collegiale. Il tema dell’articolo 18, come sostiene da tempo il Pd, non è stato sollevato in questi incontri.
Il Pd intanto offre la propria proposta al confronto sul tema del lavoro.
Da L’Unità. Articolo di Simone Collini. “Un contratto prevalente che preveda un periodo formativo di massimo tre anni al termine del quale siano garantite tutte le tutele, articolo 18 compreso, indennizzo monetario per chi venisse licenziato nella fase d`ingresso, riduzione degli oneri contributivi per le aziende che stabilizzano. Anche le ultime limature sono state fatte e dopodomani Stefano Fassina illustrerà ai membri del forum Lavoro riuniti nella sala Berlinguer di Montecitorio la proposta con cui il Pd andrà al confronto col governo.
Pier Luigi Bersani ha chiesto ai dirigenti del partito di evitare di entrare nel dibattito, ora che la partita sul mercato del lavoro è tutta giocata tra esecutivo e parti sociali. Ma al tempo stesso ha dato mandato al dipartimento Lavoro, guidato da Fassina, di mettere a punto un testo che tenga conto di quanto deciso all`Assemblea nazionale del maggio 2010 e alla Conferenza nazionale sul lavoro dell`estate scorsa. Il responsabile Economia del Pd ha lavorato sul materiale approvato in quei due appuntamenti e sui contenuti delle proposte di legge presentate al Senato da Paolo Nerozzi (ispirata dalle teorie degli economisti Tito Boeri e Pietro Garibaldi e fortemente sostenuta da Franco Marini) e alla Camera da Cesare Damiano e da Marianna Madia. Nella bozza finale che verrà illustrata dopodomani ai parlamentari Pd membri delle commissioni Lavoro di Camera e Senato (ma sono stati invitati alla discussione anche il professore di economia alla
Cattolica di Milano Carlo Dell`Aringa e altri docenti universitari) non vengono invece riprese le proposte di Pietro Ichino, primo firmatario di un progetto di legge che prevede un superamento dell`articolo 18 (quelli economici, tecnici e organizzativi vengono fatti rientrare tra i motivi per giusta causa per i licenziamenti individuali). Il giuslavorista resta convinto che il modello della "flexsecurity" sia preferibile a quello centrato sul contratto prevalente d`ingresso, e la discussione non mancherà. Nel Pd si sta però lavorando per arrivare a un confronto senza aspre tensioni, e il fatto che Ichino abbia giudicato un «ottimo compromesso» la proposta di legge Nerozzi-Marini se la sua si rivelasse «non politicamente praticabile», fa ben sperare Bersani, che vuole chiudere l`Assemblea nazionale di Roma del 20 e 21 con un voto unitario sulla posizione del Pd sulla riforma del mercato del lavoro. Bersani, che ha fissato per i prossimi giorni un incontro col presidente del Consiglio Monti, valuta intanto positivamente che nel fronte sindacale tutti condividano la necessità di un confronto unitario. Per il leader del Pd «cambiamento e coesione devono andare insieme», cioè l`Italia può uscire dalla crisi solo se saranno approvate le riforme necessarie a garantire la crescita senza provocare lacerazioni nel tessuto sociale. Contratti tra il partito e le organizzazioni sindacali sono continui, in questi giorni. Così come tra partito e governo e anche con le altre forze che sostengono l`esecutivo in Parlamento, alle quali Bersani propone una piattaforma comune italiana da sostenere in Europa. La riforma del mercato del lavoro è troppo delicata per non essere il più possibile condivisa. Così come altre riforme necessarie all`Italia per superare questo brutto momento. Bersani dice nel corso della puntata di "8 e mezzo" che quello Monti non lo giudica un governo tecnico, e che anzi un esecutivo come quello attuale «è preferibile a uno fatto col manuale Cencelli». Il leader del Pd sottolinea però durantela trasmissione televisiva anche se è vero che non tutta la politica è «sporca» è anche vero che ora bisogna «ripristinare un rapporto decente tra cittadini e istituzioni». Bersani, intervistato da Lilli Gruber, lancia anche altri messaggi all`indirizzo del governo: in generale ad accelerare sulle liberalizzazioni, a Monti ad avere «coraggio» e al sottosegretario Carlo Malinconico a dare spiegazioni sulla vicenda delle vacanze che gli sarebbero state pagate da imprenditori della "cricca" dei grandi appalti del G8: «Non so se il fatto sia vero o no ma l`idea della trasparenza è una esigenza dichiarata e conclamata. Dovrebbe dare spiegazioni».

5. RAI. IL GOVERNO PREPARA LA RIFORMA DELLA GOVERNANCE, IL PD LO INCORAGGIA, IL PDL TEME DI PERDERE IL PUNTELLO DI UNA RAI AL SERVIZIO DI BERLUSCONI.
Il governo Monti si accinge a presentare una proposta di riforma della governance della Rai. Il Pd, che da tempo ha presentato una propria proposta, è d’accordo: perché il governo non dovrebbe interessarsi alla sorte di un’azienda pubblica che sta andando a rotoli? Dice Bersani. Il Pdl frena cercando scuse: la Rai berlusconizzata è
un sostegno notevole in caso di elezioni. Perderla significherebbe molto sia per motivi di consenso elettorale, sia dal punto di vista economico: una Rai più autonoma farebbe più concorrenza a Mediaset, l’azienda della famiglia Berlusconi.
6. LA LEGA VOTA OGGI SI’ AL CARCERE PER COSENTINO. E’ UN PASSAGGIO IMPORTANTE. SE COSENTINO VA IN CARCERE PER IL PDL SI APRE UNA NUOVA FASE.
I membri leghisti della commissione parlamentare per le autorizzazioni a procedere oggi hanno annunciato che voteranno a favore dell’arresto di Nicola Cosentino, deputato del Pdl e responsabile del Pdl in Campania. Giovedì la stessa richiesta sarà votata dall’aula di Montecitorio. Se la richiesta di arresto sarà votata, per la destra italiana si apre un nuovo capitolo: la fine della protezione a qualsiasi costo dei parlamentari della destra coinvolti in inchieste anche pesantissime come quella sulla camorra dei Casalesi è un punto di svolta. Per il Pdl sarà un altro smacco duro da digerire.

9 gennaio 2012

Oggi, lunedì 09/01, a Vimercate incontro pubblico: "Dopo la manovra dei sacrifici come sostenere il welfare".

Il Partito Democratico e i Giovani democratici di Monza e Brianza promuovono

Incontro pubblico - Lunedì 9 gennaio 2012 alle ore 21.00
Villa Gussi – via Mazzini 41 - Vimercate

“Dopo la manovra dei sacrifici come sostenere il welfare per famiglie e giovani e rilanciare lavoro, imprese, enti locali”.

Interviene: prof. Carlo Dell'Aringa, docente di Economia politica all'Università Cattolica di Milano.

Partecipano:
Gigi Ponti, Segretario provinciale PD Monza e Brianza

Andrea Esposito, Segretario regionale Giovani democratici
Enrico Brambilla e Giuseppe Civati, consiglieri regionali

Enrico Farinone e Alessia Mosca, deputati

Daniela Mazzuconi, senatrice

Monti:"Non occorrono altre manovre".

Il presidente del Consiglio Mario Monti ospite su RaiTre nella trasmissione Che tempo che fa condotta da Fabio Fazio smentisce la necessità di altre misure di correzione dei conti pubblici e apre alla fase due della crescita: «Non occorrono altre manovre». Quella orientata a una maggiore liberalizzazione di alcuni gangli vitali dell'economia, come i trasporti, l'energia e gli ordini professionali. «Dobbiamo agire su molti fronti contemporaneamente, perchè la Ue ci impone un cambiamento di rotta anche sul mercato del lavoro e sugli ammortizzatori sociali». Il premier apre anche a un cambiamento del sistema televisivo.


«Gli italiani sono in una situazione difficile ma incoraggiante. Abbiamo un debito pubblico elevato in rapporto al Pil però, negli anni recenti e in particolare negli ultimi due mesi, il nuovo comportamento del settore pubblico è molto più virtuoso». «Addirittura, l'equilibrio di bilancio nel 2013, che vuole dire che al netto degli interessi l'Italia avrà un avanzo di bilancio, è qualcosa che nessuno in Europa può dire di avere», ha detto Mario Monti.

«Il sistema bancario italiano è tra quelli più stabili sulla comparazione internazionale», ha detto il premier rispondendo a una domanda sul rischio default delle banche. Poi, riferendosi al caso Unicredit ha spiegato che «qualche banca sta sperimentando una spiacevoli diminuzione» ma «questo è molto connesso ad un aumento di capitale».

«Vedrete altre operazioni di politica economica meno indigeste per fare crescere di più concorrenza e merito in diversi settori», ha detto Monti osservando che «vengono chiamate liberalizzazioni e non ho niente in contrario su questo termine anche se può sembrare ideologico» anche se il presidente del Consiglio preferisce inquadrarle dicendo che «significano ridurre le protezioni in diversi mondi in cui ogni categoria in Italia cerca di avvantaggiare chi è incluso nella roccaforte a danno di chi è fuori».

«Bisogna fare due cose che possono sembrare contraddittori: rispettare la ricchezza e al tempo stesso» condurre «una lotta senza quartiere all'evasione», ha affermato il presidente del Consiglio. «Penso che operazioni come quella di Cortina, - ha aggiunto - possano avere un significato nell'ambito di una lotta seria all'evasione fiscale». «Io ricandidarmi? Sono molto orgoglioso dei miei ministri e già il fatto di essere chiamato a dare un contributo in questa fase mi sconvolge, vedo anche altri valori nella vita...», conclude il premier.

L'Europa
La Ue renda subito operativo il fondo salva-Stati e i project bond per favorire l'auspicato abbassamento dei tassi e superare la fase più acuta della crisi dell'area euro. In un colloquio con Il Sole 24 Ore, il premier Mario Monti sottolinea che il fondo Esm, il fondo di intervento salva-Stati «deve diventare operativo in tempi brevi e certi e deve fondarsi su procedure snelle, in modo da poter essere effettivamente utilizzabile».

Sul fronte della crescita, «che è essenziale per l'occupazione e per la stessa disciplina di bilancio», Monti guarda al rafforzamento del mercato unico accelerando l'attuazione del single market act, ma soprattutto a «un piano per dotare l'Europa di infrastrutture adeguate, grandi reti di trasporto e di comunicazione, a cominciare dalla banda larga». Un piano che andrebbe finanziato «con i project bond», emissioni obbligazionarie continentali destinate all'investimento in infrastrutture.

Il premier ribadisce poi di essere favorevole agli Eurobond ma è consapevole che su questo «in Europa c'è una notevole difformità di opinioni, perciò - osserva - non è uno strumento su cui si può puntare a breve». «Fino a poco tempo fa si poteva sostenere che i tassi erano alti per il mancato consolidamento dei conti italiani. Adesso - sottolinea Mario Monti - nessuno lo sostiene più. Tutti i report delle grandi istituzioni e dei centri studi spiegano che i tassi alti dipendono dal rischio della zona euro, soprattutto dopo l'esito del Consiglio europeo dell'8 dicembre che è stato giudicato non adeguato».

Perciò le riforme della governance europea diventano oggi fondamentali: «Un miglioramento rapido della governance potrà far abbassare i tassi rendendo più sostenibile e politicamente più praticabile anche il proseguimento dello sforzo interno di risanamento dei singoli Paesi».

Diritti e tutele vanno garantiti ma il paese deve tornare a crescere. Il premier Mario Monti sottolinea l'importanza del dialogo con le parti sociali ma lancia un preciso messaggio: «Bene gli aspetti giuridici ma deve essere chiaro che ci troviamo di fronte a un problema di crescita carente e di malfunzionamento del sistema economico con una conseguente alta disoccupazione giovanile».

Sulle tematiche del mercato del lavoro «vanno quindi certamente garantiti diritti e tutele ma dando pari importanza agli effetti sull'attività. Troppe volte - osserva Monti - si è guardato più all'etica dell'attenzione e meno all'etica della responsabilità e quindi alle conseguenze dirette sui soggetti interessati. Serve invece pragmatismo. Anche il capo dello Stato, del resto, ha sottolineato come la coesione sociale sia un valore anche economico, ma va conseguita con strumenti che non penalizzino la competitività».

Il Governo non ha indicato i proventi della lotta all'evasione fiscale a copertura della manovra ma il premier Mario Monti si augura che le misure di contrasto all'evasione approvate dall'Esecutivo portino «un gettito ulteriore da poter utilizzare, almeno in parte, per ridurre le imposte sulla produzione, sul lavoro e sulle famiglie».

E ribadisce che non è solo lo Stato a mettere le mani nelle tasche dei cittadini, «sono anche gli evasori a metterle in quelle di chi invece le tasse le paga e sono i titolari di posizioni di rendita, di monopolio a metterle nelle tasche dei consumatori».

Monti, invece, si mostra scettico verso la possibilità di un'intesa con la Svizzera, sulla scia di Germania e Regno Unito, per recuperare gettito dai capitali espatriati che oggi sfuggono al fisco. «Ci sono pro e contro in quelle intese. Ci sono critiche forti a livello comunitario, anche perchè è comunque una forma di condono. Anche per questo - osserva Monti - mi stupiscono gli attacchi che vengono da forze tradizionalmente dure sui condoni».

Il premier guarda poi con attenzione al lavoro svolto da Vieri Ceriani sul fronte delle agevolazioni fiscali: «Non è un caso se l'ho nominato sottosegretario, la sua catalogazione è fondamentale per un riordino che ritengo necessario».
fonte l'Unità.

La nota del mattino del 09 gennaio 2012.

1. FINITE LE VACANZE E IL MOMENTO DELLE CHIACCHIERE. DA QUESTA SETTIMANA SI PASSA AI FATTI SU CRESCITA, LIBERALIZZAZIONI, LAVORO, RIFORME, EUROPA E ETICA IN POLITICA.
Finite le chiacchiere. Da questa settimana si passa alla prova dei fatti.
In Italia, il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, incontra sindacati e Confindustria separatamente per lanciare l’apertura di un tavolo di discussione collegiale sul tema degli ammortizzatori sociali e del mercato del lavoro. Il ministro dello sviluppo, Corrado Passera, mette a punto i primi interventi sulle liberalizzazioni e annuncia provvedimenti per il 23 gennaio. Il ministro Piero Giarda avvia la spending rewiew per ridurre le spese a annuncia risultati già da fine gennaio. Il sottosegretario Vieri Ceriani è atteso alla prova del taglio delle agevolazioni fiscali che non servono. Dal punto di vista economico, in mezzo alla settimana ci sarà anche un nuovo banco di prova sui titoli di Stato con emissioni di Bot e altre obbligazioni pubbliche.
Ma questa settimana sarà decisiva anche per altri due temi fondamentali. Mercoledì la Corte Costituzionale deciderà se ammettere o no il referendum sulla legge elettorale porcata disegnata dal ministro leghista Roberto Calderoli e voluta da Silvio Berlusconi per avvantaggiarsi nelle ultime elezioni. Giovedì, inoltre, la Camera dei deputati voterà sulla richiesta di arresto per Nicola Cosentino, plenipotenziario del Pdl in Campania e accusato di collusione con il clan dei Casalesi.
In Europa, il presidente del Consiglio Mario Monti incontra mercoledì il cancelliere tedesco Angela Merkel, in vista dell’incontro il 18 con il primo ministro britannico, Cameron, e del vertice a tre Sarkozy, Merkel, Monti del 20 gennaio. Obiettivo del presidente del Consiglio, sostenuto in questo da tutte le forze politiche italiane, è di modificare la linea eccessivamente rigorista della Germania e riuscire ad imporre un’iniziativa europea sulla crescita che comprenda anche il lancio di eurobond e la tassazione delle transazioni finanziarie per finanziare gli investimenti in Europa.

2. IL PD AL CENTRO DELLA BATTAGLIA PER LA SALVEZZA DELL’ITALIA E PER AVVIARE IL CAMBIAMENTO IN EUROPA. BERSANI INDICA OBIETTIVI E TAPPE. I SONDAGGI PREMIANO IL PARTITO.
Il Partito Democratico è al centro della battaglia per salvare l’Italia e modificare la linea di politica economica in Europa. Il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, ha indicato oggi con un’intervista a La Stampa obiettivi e impegni del partito in questa fase di transizione. “Chiaro che con l`anno che comincia bisogna darsi un metodo...». Un metodo, dice Pier Luigi Bersani: che semplifichi il lavoro del governo nel suo confronto con i partiti e renda più trasparente il rapporto tra i partiti e tra loro e il Parlamento. Il tutto, naturalmente, per lavorare meglio e di più. Così, chi temeva (o sperava) dì trovare alla ripresa un Bersani dubbioso circa le scelte fatte - e magari tentato da un qualche disimpegno ora sa come stanno le cose. Sì va avanti ventre a terra, perché il Paese ne ha bisogno e soluzioni migliori all`orizzonte per ora non ce ne sono. Naturalmente, bisogna cambiar passo. Prima di tutto in Europa, ma anche qui da noi: bisogna accelerare sul versante della crescita e correggere qualcosa di quanto fatto (sulle pensioni, per esempio). Ma sono soprattutto certi veti europei a preoccupare il leader del Pd, che dice: «Veti ideologici... La globalizzazione ha imposto una ideologia nuova e micidiale: in economia i mercati hanno sempre ragione, in politica ognuno difenda se stesso. Bene, per quanto mi riguarda non può essere così». E` un po` che lei sembra più preoccupato da certe dinamiche europee che da quanto accade qui da noi.
«Non è precisamente così, ma è importante ricordare come da questa crisi si esce un passo dietro l`altro, e muovendo tutte e due le gambe. La gamba italiana il suo lo sta facendo, è ora che si muova quella europea». Che è ferma, invece. «L`universo degli economisti, degli osservatori e del mondo politico conviene sul fatto che non siamo su una strada corretta. In Europa ancora non facciamo gesti inequivocabili che dicano: difenderemo l`euro, di qui non si passa. Questo messaggio non è arrivato: anzi, non è neanche partito. Ora abbiamoun pò di tempo per farlo: con gesti che non possono essere solo il pur importante bricolage di rafforzamento della disciplina dei bilanci». E cosa pensa? «A tre questioni. La prima: accelerare sul fondo salvastati, rendendolo credibile e dotandolo di risorse. Finché non saremo lì bisogna consentire maggiore possibilità di intervento alla Bce. La seconda: teniamola pure sullo sfondo, ma la partita degli eurobond deve essere avviata (un`anticipazione potrebbe essere, come chiede Monti, una emissione europea dedicata agli investimenti). La terza: nonostante quel che dicono gli inglesi, sempre tanto preoccupati per la city - ma noi non possiamo mangiare pane e city, perché alla fine non ci sarà più neanche il pane -, è ora che la finanza paghi qualcosa di quel che ha provocato. Insomma, una tassa sulle transazioni finanziarie va allestita». Non chiede poco. «Qualcosa di questo deve essere messo in moto. E senza che il giorno dopo, con una intervista o della Merkel o di Sarkozy, si dica: abbiamo scherzato. Perché è così che è andata fino a oggi, anche se tutti sanno che senza una qualche mossa di questo genere finiamo nei guai. Tutti: Germania compresa. Allora: perché non si fanno queste cose?». Già, perché non si fanno? «Lo dico da due anni: il problema è ideologico. Che le ideologie siano morte è uno dei grandi inganni degli ultimi decenni. Forse sono morte quelle vecchie... Ma con la frusta della globalizzazione, sull`Europa è calata una nuova ideologia, interpretata dalla destra e subita troppo passivamente dalla sinistra. Una ideologia di ripiegamento, difensiva, corporativa, che dice: in economia i mercati hanno sempre ragione, in politica ognuno faccia gli affari suoi». E quindi? «Quindi occorre anche una battaglia politica. Io credo molto a una piattaforma dei progressisti europei, e su questo abbiamo già fatto molti incontri. E` già fissato un appuntamento a marzo, in Francia, per avviare un`offensiva su questo tema. E` ora che qualcuno dica alle opinioni pubbliche europee che da solo non si salva nessuno». E l`Italia? «Le forze che sostengono Monti - che dovrebbe andare in Europa a dire che c`è un Parlamento anche qui e non solo in Germania - possono affermare: abbiamo il 5% di avanzo primario e faremo il pareggio di bilancio nel 2013, cosa che non fa nessuno. Insomma, noi abbiamo dato: e a questo punto o c`è un altro passo europeo o non è che possono pensare di trattarci come la Grecia...». Vuoi forse dire che in Italia non c`è altro da fare? «C`è moltissimo da fare. Ma all`Italia, dopo quanto già fatto, non possono esser chieste altre manovre, magari recessive. Possono sollecitarci ad andare avanti in un processo di riforme, cioè di messa in efficienza del sistema. Politiche di crescita, insomma. E qui, è chiaro, abbiamo un campo enorme di cose da fare». Crede che la politica, cioè il rapporto tra i partiti e il governo, lo permetterà? Insomma, quanto si può continuare così, con distinguo più o meno quotidiani? «Adesso che si
imposta il lavoro di un anno, bisogna stabilire un metodo. Che secondo me è fatto di tre punti. Sulle questioni europee e internazionali, Monti può trovare un rapporto diretto con i segretari dei partiti che gli consenta di rappresentare posizioni unitarie e nazionali su punti strategici; poi, occorre un modo ordinario e ordinato di avere una sede tra governo e gruppi parlamentari che consenta di costruire l`agenda di lavoro e renderla effettiva; infine, bisogna prendere una iniziativa - e io farò la mia parte - per definire un`agenda per riforme istituzionali e costituzionali: per altro, sulla modifica dei regolamenti parlamentari, sul bicameralismo e la riduzione dei membri di Camera e Senato c`è un lavoro sedimentato. Anche sulla legge elettorale si è cominciato a lavorare. E` chiaro, inoltre, che questa terza questione accentuerebbe la stabilità del governo. Insomma: penso che sia ora che i leader dei partiti dicano esplicitamente e pubblicamente se sono disposti a convenire su un`agenda da affidare, poi, ai gruppi parlamentari». Un`ultima domanda sulla Consulta e sul referendum. Che decisione auspica? E pensa anche lei che un sì al voto destabilizzerebbe il governo? «Quel che auspico è che, referendum o non referendum, si arrivi ad una nuova legge elettorale meditata e migliore di quella pessima che abbiamo oggi. Anche un ritorno al "mattarellum" sarebbe meglio, ma l`esperienza ha dimostrato che quel sistema non è perfetto. Quanto a eventuali crisi, dico solo questo: penso che finché non saremo messi su binari solidi, abbiamo bisogno di non prendere la responsabilità di destabilizzare il Paese in un momento così. Non sarebbe capito da nessuno, né qui né in giro per il mondo...».
Il Sole 24 Ore ha pubblicato domenica alcuni sondaggi che danno il Pd in ascesa. Dal,le agenzie di stampa. (AGI) - Roma, 8 gen. - Pdl e Sel in calo, Pd e Udc in crescita (con la Lega che recupera punti). Secondo i sondaggi di Ipsos e Istituto Piepoli, pubblicati oggi sul Sole 24 Ore, i consensi per i partiti a dicembre vengono influenzati da una sorta di "effetto Monti": crescono i partiti che sostengono piú convintamente il nuovo governo, frena il Pdl a causa anche dei "mal di pancia" di parte del partito e dello stesso elettorato per il nuovo corso. Un trend che penalizza Sinistra e Libertà, mentre la Lega, ricoprendo l'anima di lotta e non piú di governo, torna a crescere dopo mesi di calo. Secondo Ipsos il Pd è al 29,1%, +0,3 rispetto a novembre, mentre per Piepoli è addirittura al 31,5% (+2% rispetto a luglio). Bene anche l'Udc, data al 7,8 da Ipsos (+0,8% su novembre) e dall'Istituto Piepoli al 9,5 (era al 5,5 a luglio). Di contro, il Pdl è dato fermo al 23,4% da Ipsos (-0,8 rispetto a novembre) e al 24 da Piepoli (ben il 5% in meno rispetto a luglio scorso). Quanto alla Lega, sale al 9,55 per l'Ipsos (+0,5), identica stima per Piepoli (cresciuta in due mesi di un punto e mezzo). Stabile l'Idv, data al 7,9% da Ipsos e al 5,5 da Piepoli, mentre Sel cala al 6,9 (era al 7,4 a dicembre) per Ipsos, e addirittura al 4,5 (contro il 7) per Piepoli. Da segnalare la continua ascesa della lista Grillo, riportata solo da Ipsos e data al 4,2%, contro il 3,9 di novembre.

3. EUROPA. RESISTONO GLI INGLESI SULLA TOBIN TAX (CHE PUO’ DARE 50 MILIARDI L’ANNO). RESISTONO I TEDESCHI SUL RIGORE. L’ECONOMISTA ROUBINI: DOPO LA MANOVRA ITALIANA, I TEDESCHI HANNO TORTO.
Il premier britannico David Cameron si oppone all’introduzione di una tassa sulle transazioni finanziarie per difendere la City, principale attività economica della Gran Bretagna. Ma in Europa l’idea della cosiddetta Tobin tax fa proseliti e adesso anche l’Italia spinge in quella direzione. Un’imposizione del genere, secondo le stime della Commissione europea che ha proposto un prelievo pari allo 0,1% su azioni e
obbligazioni, e uno dello 0,01% sui contratti derivati darebbe almeno 50 miliardi di euro l’anno da investire nei paesi dell’euro.
Da La Repubblica. Intervista all’economista Nouriel Roubini.- «Mario Monti sta facendo del suo meglio, ha una squadra di tecnici competenti e motivati che lavora in buona fede, gode di rispetto e stima internazionali. Rispetto al "prima" siamo agli antipodi. Certo, se fosse riuscito a inserire nel governo un paio di figure di rilievo dei partiti sarebbe più forte politicamente. Ma il punto è che l`Italia, come altri Paesi, sta entrando in recessione: non solo qualsiasi manovra fiscale l`aggraverà, ma perfino le riforme strutturali possono avere effetti negativi sul breve». Nouriel Roubini, economista della NewYork University attento alle vicende del nostro Paese, lancia un nuovo allarme: «L`Italia da sola non ce la può fare. È impossibile sormontare difficoltà come le attuali o sperare che lo spread scenda, senza un convinto e incisivo sforzo europeo. Se mancherà, prima della fine del 2012 si riaprirà il problema della sopravvivenza dell`euro». Com’è possibile che le riforme siano "recessiogene"? «Intendiamoci: sono necessarie per un Paese moderno ed efficiente, e fin troppo rimandate. Ma si inseriscono in un quadro così deteriorato che non potranno dispiegare i loro effetti positivi prima di qualche anno. Vanno fatte, ripeto, ma è meglio non aspettarsi risultati miracolistici, per esempio, dalle liberalizzazioni. Gli avvocati costeranno meno e ci saranno più taxi, ma se in giro ci sono sempre meno soldi e meno domanda, cosa cambia? Sul medio termine, e quando l`emergenza sarà superata, allora tutto assumerà un senso. E questo vale anche per l`articolo 18». Lei si iscrive al gruppo che non vuole riformare lo statuto? «È necessario dare più flessibilità al mercato del lavoro, ma se questa riforma restasse isolata avremmo solo più licenziamenti e più disoccupati. Va inserita in un complesso ampio e organico, e va vista alla prova della ripresa. Oggi l`umore dei consumatori è pessimo, il purchasing managers index (indice composito dell`attività manifatturiera) è negativo, le banche sono irrigidite verso le imprese, la domanda aggregata è bassissima». Qual è la priorità assoluta per sbloccare la situazione? «Le misure di Monti sono corrette e indispensabili, ma il premier deve giocarsi la sua credibilità per guidare l`intera Europa verso una ripresa coordinata e concordata. Non basta, anzi equivale ad un sforzo immane che può risultare vano, accanirsi sul debito». Il rinvio del pareggio di bilancio è un`opzione da considerare? «Direi di sì. La disciplina è fondamentale ma non si può fare tutto too fast too soon, traumaticamente. L`ha detto la Lagarde, che non è certo un`estremista. Intanto va creato un solido fondo europeo permanente più capitalizzato e forte di quello prospettato, in grado di intervenire immediatamente fornendo liquidità a chi perde l`accesso al mercato se lo spread finisce fuori controllo. Per capirci, in Italia siete al limite. Ma la chiave resta la crescita. I Paesi con margini di manovra come la Germania devono farsi promotori di iniziative per lo sviluppo. Sono tedesche le maggiori imprese di costruzioni: perché non lanciano un piano di investimenti in Europa sostenuto dal governo di Berlino? Questo significa solidarietà e volontà di crescere insieme. Ricordo che la Germania è la prima a beneficiare dell`euro». Per ora si oppone agli eurobond...
«La resistenza alla mutualizzazione del rischio si poteva capire. Ma ora non più. Peraltro, c`è qualche segnale di lievissima apertura che forse porterà novità sul medio termine. Anche la B ce potrà rivelarsi meno rigida che in passato». Perché c`è Draghi? «Non solo. Dal 1° gennaio due "falchi" del board come Bini Smaghi e il tedesco Stark, che si è dimesso per protesta contro l`acquisto dei buoni italiani, sono stati sostituiti da
personaggi più pragmatici, l`altro tedesco Asmussen e il francese Coeuré. Dovrebbero quindi pro seguire sia gli acquisti dei bond che la discesa dei tassi, da portare a zero con un doppio vantaggio: il calo del costo del denaro e la discesa dell`euro, indispensabile per l`export. Anche il cammino verso il Tender of last resort, altrettanto fondamentale, risulterà facilitato».

4. LA LEGA CONTINUA A FARE SMARGIASSATE, MA INTANTO INVESTE I FONDI PUBBLICI PER I PARTITI A CIPRO E IN TANZANIA.
Da Il Corriere della Sera. “Dal Regno dei fiordi all`isola di Afrodite, con un ultimo passaggio in Africa Orientale. E il percorso dei milioni di euro appena investiti dalla Lega e minuziosamente documentato ieri da Giovanni Mari sul Secolo XIX. Secondo la sua ricostruzione, il segretario amministrativo federale Francesco Belsito, tesoriere del Carroccio ed ex sottosegretario alla Semplificazione nell`ultimo governo Berlusconi - alla fine del 2011 ha messo in moto una considerevole serie di operazioni finanziarie coordinate da Banca Aletti, il sistema di private e investment banking del Banco popolare. Ecco il giro dei soldi: il 14 dicembre «un investimento in 7,7 milioni di corone norvegesi (poco più di un milione di euro) vincolato per 6 mesi a un interesse del 3,5%»; il 28 dicembre «1,2 milioni di euro per l`acquisto di quote del fondo Krispa Enterprise Ltd» di base a Larnaca, nell`isola di Cipro, e infine il 30 dicembre «il collocamento di 4,5 milioni di euro in Tanzania. E l`ultimo spostamento dell`anno e, nei fatti, svuota una delle dotazioni consegnate a Banca Aletti da Belsito per conto della Lega Nord». Totale: quasi 8 milioni di euro in una decina di giorni, se si aggiungono anche i movimenti-base di 700.000 euro trasferiti ad altri conti del partito, di 450.000 euro emessi in assegni circolari e di 50.000 euro ritirati in contanti direttamente da Belsito…. Il tesoriere del Carroccio che come sanno tutti i lumbard è figura con un enorme autonomia decisionale e, di fatto, rende conto solo al grande capo Umberto Bossi - ha risposto con fastidio alle domande del quotidiano ligure: «Queste informazioni sono una grave violazione della privacy e delle regole bancarie». E però non si è sottratto all`intervista, spiegando che i soldi investiti arrivano dal finanziamento pubblico «rimborsi elettorali» - che personalmente non conosce l`entità delle operazioni perché «noi ci affidiamo a banche e promotori di cui ci fidiamo» e che i contanti prelevati sono serviti a rimborsare «spese per i nostri collaboratori». Gli spostamenti all`estero, poi,

8 gennaio 2012

Pd Sulbiate: Buona domenica del 08/01/2012. I post più cliccati della settimana.


E’ bene fare chiarezza: il Pd di Sulbiate non è assolutamente soddisfatto di come sia andata a finire la seconda esperienza amministrativa del sig. ex sindaco Stucchi Maurizio. Perché il sig. ex Sindaco Stucchi Maurizio è stato rieletto nel 2009 per la seconda volta primo cittadino di Sulbiate con il pesante contributo di tutti i voti del nostro partito.

Siamo l’unico partito che ha sostenuto apertamente il candidato Stucchi. Lo abbiamo fatto con convinzione e in conformità ad un accordo firmato ma poi stracciato dallo stesso ex Sindaco Stucchi.

Dopo essere stato cacciato dal gruppo di maggioranza, il Pd ha tentato in tutti i modi di trovare una soluzione politica ai problemi che si sono via via succeduti che consentisse di ricucire quanto la Civica Si da subito ha scientemente picconato e distrutto. Abbiamo certamente delle responsabilità perché non ci siamo riusciti. E’ questa l’unica colpa che di fronte agli elettori dobbiamo confessare. Ma la nostra coscienza è pulita, perché le abbiamo provate veramente tutte.

Chi non ha voluto ascoltare e non ha voluto accogliere le nostre proposte, sempre conformi e coerenti al mandato elettorale ricevuto, sono stati gli uomini della Civica SI.

Fino alla fine abbiamo usato responsabilmente tutta la disponibilità immaginabile. Purtroppo si è dimostrata insufficiente e inefficace a risolvere i problemi. Nessuno della Civica Si, invece, era disponibile ad ascoltarci seriamente. Abbiamo sempre cerato di recuperare il recuperabile, mentre gli uomini del Si insistevano a stravolgere la volontà popolare picconando a più riprese la maggioranza emersa dalle elezioni delle ultime amministrative, fino ad arrivare a tollerare e a giustificare il recente tesseramento di tre Assessori tra le file del PDL; partito che come sappiamo sedeva in questo Comune tra i banchi della minoranza.

Nel Giornale di Vimercate l’ex Sindaco ha poi dichiarato: “l’errore e allo stesso tempo il rimpianto più grande è stato quello di essermi fidato di 4 persone che due anni fa sono entrate in Consiglio Comunale grazie ad altre che hanno voluto lasciare spazio a loro e che oggi ci hanno tradito sfiduciando l’esecutivo”.

La realtà, invece, in conformità a informazioni ricevute dopo le elezioni dagli stessi protagonisti, è ben diversa: senza il nostro contributo la Civica SI avrebbe avuto grandi difficoltà a completare la lista anche perché alcuni dei precedenti amministratori, non intendevano più ripresentarsi, in particolare, con lo stesso candidato sindaco.

Se qualcuno ha commesso un errore purtroppo è stato il PD perché si è fidato della Civica SI che poi non ha rispettato gli accordi sottoscritti ed è stato dalla stessa regolarmente delegittimato e denigrato.

Un’ altro elemento da non trascurare: le 5 persone da noi indicate nel 2009 in quota PD secondo gli accordi elettorali firmati il 4 maggio 2009, sono state recentemente definite in una dichiarazione della Civica SI, nella persona del suo leader, “IMBARCATI”. Allora è bene ricordare un piccolo dettaglio: i nostri candidati consiglieri raccolsero ben 294 preferenze mentre il resto della lista solo 264. L’ex Vice Sindaco (neo tesserato PDL) ne ottenne solo 31; l’ultimo dei nostri candidati 50. Anche in quest’ analisi la Lista Si dimostra tutta la sua sprezzante arroganza e disarmante inaffidabilità.

E’ un vero peccato che l’attuale ex Sindaco, in occasione delle prossime elezioni non possa più ricandidarsi ed esporsi in prima persona. Certamente per gli elettori di Sulbiate sarebbe stato più semplice scegliere.


I POST PIU' CLICCATI DELLA SETTIMANA.

L' ex Sindaco confessa al "Cittadino Vimercatese" di aver commesso un errore.

GIRIAMO PAGINA!

Buon 2012 a tutti i Sulbiatesi.

Quello che Sulbiate non si merita. 1- La poca democrazia.

Quello che Sulbiate non si merita.


precedente Buona Domenica.

7 gennaio 2012

Palude padana. Video racconto.

Palude Padana, il video racconto di Maddalena Carlino sull'alluvione nel Veneto, sui danni della pioggia ma anche sulle responsabilità delle istituzioni regionali e del governo. Si tratta di disastro naturale o è colpa anche dell'uomo? Bastano i finanziamenti stanziati? A rispondere i protagonisti del disastro: le imprese colpite, gli sfollati ma anche gli amministratori locali.


6 gennaio 2012

Le priorità dell'Italia secondo il PD. L'agenda di Bersani.

3 i punti fondamentali con cui Bersani vuole aprire il nuovo anno:far sentire la voce dell’Italia in Europa, mettere in campo le politiche necessarie per la crescita del paese e avviare in Parlamento un confronto istituzionale per cambiare la legge elettorale. Qui il testo della lettera a Repubblica



Pro Loco - Sulbiate eventi: Il pomeriggio delle Befane.

LA PRO LOCO SULBIATE INVITA TUTTI I BAMBINI ALLA FESTA DELLA BEFANA!!!


oggi VENERDì 06/01/2012
ORE 16.15:
PARTENZA DA PIAZZA CASTELLO PER LA SFILATA DELLE BEFANE
E POI... ARRIVO IN PALESTRA PER LA MERENDA, UNA BEFANOSA TOMBOLATA PER I BIMBI E SOPRATTUTTO TANTI DOLCI E CALZE PER TUTTI I BAMBINI!!!
VI ASPETTIAMO NUMEROSI!!! BUONA BEFANA A TUTTI
!!!