24 dicembre 2020
SettegiorniPD in Regione Lombardia
La Newsletter del Partito Democratico del Consiglio regionale della Lombardia
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23 dicembre 2020
AGENAS BOCCIA LA RIFORMA MARONI E IPOTECA IL MODELLO LOMBARDO
ANAAO-ASSOMED Lombardia, il più rappresentativo sindacato medico e della dirigenza sanitaria, ha da anni posto l’accento sulle criticità del sistema voluto da Formigoni e “riformato” da Maroni. Nel corso di questi ultimi due anni, e da ultimo nel convegno “Servizio sanitario regionale lombardo: una riforma da riformare?” del 28 ottobre scorso, l’associazione ha più volte dichiarato che il Servizio Sanitario Regionale lombardo non riesce a garantire prestazioni adeguate sul territorio, in termini di presa in carico dei cronici, di appropriatezza delle prestazioni, di coordinamento tra ospedale e distretti, di programmazione e di controlli.
Ora AGENAS, con parole certamente più pacate ma non meno efficaci, certifica un sostanziale fallimento delle buone intenzioni della riforma di Maroni e addirittura affonda la lama su alcuni “mantra” del sistema formigoniano, quali la separazione tra erogatori e programmatori, base per la concorrenza e la libera scelta dei cittadini.
22 dicembre 2020
Vivere in un ambiente sostenibile è un diritto universale, serve un nuovo modello ecologista
Il 12 dicembre 2015 è stato approvato l’Accordo di Parigi, il primo accordo universale e giuridicamente vincolante sulla crisi climatica, che impegna gli Stati membri della Convenzione Quadro delle nazioni Unite sui cambiamenti climatici a mantenere l’aumento della temperatura globale “ben al di sotto di 2 °C e proseguendo l’azione volta a limitare tale aumento a 1,5 °C rispetto ai livelli preindustriali.” (articolo 2.1 dell’Accordo di Parigi).
Negli ultimi 150 anni il clima della Terra è cambiato in modo significativo a causa dei gas serra e della perdita di foreste e zone umide, conseguenze delle attività dell’uomo. 2 gradi è fissato come il confine ultimo e invalicabile per le politiche climatiche. Cifra che secondo il gruppo di scienziati dell’IPCC (Pannello Intergovernativo sul Cambiamento Climatico) porterebbe comunque sulla soglia di irreversibilità l’esistenza di molti equilibri naturali e ecosistemi terrestri. Perché, secondo gli scienziati, a livello naturale il clima è cambiato di massimo un grado centigrado nell’arco di 150 anni.
Ad oggi, secondo Climate Action Tracker, solo il Marocco e il Gambia hanno presentato degli INDC (Contributi Determinati a livello nazionale) in linea con il raggiungimento degli Accordi di Parigi.
21 dicembre 2020
Per l’europarlamentare Ciocca i lombardi valgono più degli altri? Ecco il vero volto della Lega
“Nel distribuire i vaccini anti-Covid si valuti l’economia: se si ammala un cittadino lombardo, vale più di un altro”. Che schifo. Altro che “prima gli italiani”.
Quelle che leggete sono le dichiarazioni oscene dell’europarlamentare leghista Angelo Ciocca. Secondo Ciocca, è giusto privilegiare i cittadini lombardi a scapito di tutti gli altri. Perché? Perché loro “valgono di più” e quindi vengono “prima”.
Prima dei siciliani, calabresi, pugliesi, lucani e campani. Prima dei sardi e delle popolazioni del centro Italia. E addirittura prima dei piemontesi, dei liguri, dei veneti, dei valdostani, dei friulani, dei trentini, degli altoatesini e dei sudtirolesi.
Gratta gratta, la vera Lega viene sempre a galla.
E ancora una volta, quel ridicolo slogan “prima i” piazzato in ogni Regione si dimostra un enorme inganno: proprio perché ci sarà qualcuno, sempre lo stesso, a venir prima, vuol dire che ci sarà qualcuno a venir dopo. “Prima gli italiani”, ma solo quando votano.
Perché non basta travestirsi e cambiar nome. Non basta cancellare una parolina nel simbolo per cancellare anni di disprezzo per il Paese e per la sua popolazione.
È la solita Lega, è la solita vergogna.
17 dicembre 2020
Populismo vs buon senso. Cosa si nasconde dietro i meccanismi che governano alcuni social
“È molto semplice. Abbiamo disattivato Twitter. Ne siamo rimasti alla larga. Sapevamo che il paese si trovava in uno spazio mentale diverso da quello dei social network”. Queste le parole di un collaboratore di Joe Biden confidate al corrispondente politico di CBS News Ed O’Keefe in merito alla strategia di comunicazione adottata durante la corsa alla Casa Bianca. Il senno del poi gli ha dato ragione. In effetti sono sempre più frequenti i pareri di vari comunicatori politici specie di sinistra che convergono verso un sostanziale abbandono dei social.
Ma per comprendere bene la questione è necessario analizzare a fondo i meccanismi che governano alcuni social. Purtroppo però non essendoci manuali in proposito, possiamo solo fare deduzioni basandoci su osservazioni empiriche e ipotizzando che l’obiettivo prevalente dei proprietari delle varie piattaforme sia il profitto, la cosiddetta monetizzazione per usare un termine in voga.
Ciò premesso, le direttrici lungo le quali si articolano le strategie sono essenzialmente due. La prima conduce verso l’arcinoto fenomeno delle bolle mediatiche. Le intelligenze artificiali sono straordinariamente brave a trovare affinità tra utenti alimentando noti bias cognitivi di cui tutti noi, volenti o nolenti, siamo vittime. Se venti anni fa qualcuno provava a sostenere al bar che la Terra è piatta, veniva preso in giro dagli altri avventori e la cosa finiva lì. Se adesso quella stessa persona dice la stessa cosa in un post sui social, il lungo sguardo di una gigantesca rete neurale, come l’occhio di Sauron, fa in modo che quel post sia visto da altri terrapiattisti sparsi su tutto il globo terrestre.
16 dicembre 2020
C’è ancora chi si stupisce per la coda a Pane Quotidiano?
Un video girato a Milano in viale Toscana mostra la folla dei poveri che attendono un pasto. La cruda normalità che vive ogni giorno chi si occupa di povertà. Per andare oltre la viralità del video occorre mettere in campo una nuova agenda, la cui priorità sia il futuro. Perché senza una visione radicale e profonda di cambiamento non riusciremo a rispondere alla domanda di diritti
Negli ultimi giorni, un video girato a Milano, presso la sede di Pane Quotidiano in Viale Toscana è stato ricondiviso migliaia di volte, sino a diventare virale. Una lunga fila di persone attende di poter ottenere un pasto caldo.
Molti, sorpresi dalle immagini, si sono affrettati a commentare la dolorosa sequenza come se ci trovassimo di fronte a qualcosa di inedito. Eppure, per coloro che si occupano di povertà, ciò che è stato condiviso in poche ore sui social network rappresenta la crudezza della normalità. Negli ultimi anni, il costante deperimento dell’economia del Paese ha determinano, una crescita esponenziale delle povertà. Ragioni di natura strutturale si intrecciano con la debolezza delle politiche, la ricerca frenetica del colpo ad effetto per strappare qualche istante di visibilità e non lascia alcuno scampo all’analisi e alla programmazione.
14 dicembre 2020
Istat, tra giugno e ottobre fatturato in calo per due terzi delle imprese
Il 37,5% ha chiesto il sostegno pubblico per la liquidità e il credito. Circa 17 mila imprese prevedono di non riaprire.
MILANO - Oltre due imprese due tre tra giugno e ottobre hanno visto calare il proprio fatturato tra giugno e ottobre, mentre il 37,5% ha dovuto chiedere il sostegno pubblico per la liquidità e il credito. Sono alcuni dei numeri messi in evidenza dall'Istat nel Report sulle imprese di fronte ll'emergenza sanitaria da Covid 19. In particolare, nel periodo giugno ottobre il 68,4% delle imprese italiane ha avuto riduzioni di fatturato rispetto allo stesso periodo del 2019 mentre il 32,4% (con il 21,1% di occupati) ha segnalato rischi operativi e di sostenibilità della propria attività. Per le imprese che hanno segnalato un calo degli incassi il 45,6% ha avuto riduzioni tra il 10% e il 50%,il 13,6% oltre il 50% e il 9,2% di meno del 10%.
11 dicembre 2020
Responsabile, paziente, essenziale: il nostro Natale per salvarci insieme
di Rita Visini - Immagina
Più di un mese fa già ci chiedevamo come sarebbe stato questo Natale, soprattutto come avremmo voluto che fosse, perché questa ‘ripresa’ pandemica volevamo percepirla solo come un inciso tra la pausa estiva durante la quale, bene o male, ci siamo forse autoconvinti che il virus avesse raggiunto una carica virale meno letale, e la fine di un anno bisestile.
Ma invece proprio in queste ore, sebbene nel nostro paese i numeri dei contagi e dei ricoveri nelle terapie intensive e nei reparti ordinari stiano lievemente migliorando, il numero dei morti purtroppo ha raggiunto il record giornaliero salendo a 993 vittime. Poco meno della metà del numero delle vittime odierne negli Stati Uniti.
Di fronte a questo scenario, a dir poco critico, finalmente abbiamo visto soddisfatta la domanda iniziale su quale Natale ci apprestiamo a vivere, prima con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del Decreto Legge n. 158 che definisce la cornice normativa sugli spostamenti durante le festività natalizie a partire dal 21 dicembre al 6 gennaio prossimi, e poi con la successiva presentazione, da parte del Presidente del Consiglio, delle misure anti Covid previste nel nuovo DPCM.
Si tratta di restrizioni abbastanza rigide, è vero, tanto che potrebbe sembrare quasi un vero e proprio lockdown. Infatti, seppur rimarranno aperti i negozi che si vedranno prolungare l’orario di apertura fino alle ore 21,00 proprio per permettere lo shopping natalizio ma allo stesso tempo per evitare gli assembramenti– ma non sarà così per i centri commerciali – resteranno invece ridotti gli orari di circolazione e sarà introdotto il divieto di spostamenti tra Regioni per tutto il periodo natalizio e, nei giorni propriamente festivi, anche tra Comuni, tanto che a pagarne le conseguenze saranno tutti coloro che non potranno raggiungere le seconde case nei luoghi di vacanza o comunque in territori regionali diversi, ma soprattutto quei figli che, residenti lontano dai propri genitori spesso soli, si vedranno costretti a non poterli raggiungere proprio per le festività che per eccellenza vedono le famiglie riunite, a meno che non sussistano gravi motivi di salute. Generandosi così un forte senso di frustrazione e di ulteriore solitudine. Ma cosa ci potrà aiutare?
9 dicembre 2020
"Avanzi Popolo 2.0": contro lo spreco di cibo serve più comunità
di Anna Spena della Rivista VITA
Per contrastare lo spreco alimentare a Bari un gruppo di amici ha lanciato il progetto Avanzi Popolo 2.0 che mette in relazione i donatori e gli enti caritatevoli avendo cura che il cibo possa compiere il tragitto più corto possibile dal donatore al beneficiario. «Dal 2015 abbiamo raccolto oltre 26.500 chilogrammi di cibo», spiega Marco Ranieri, tra i fondatori dell'iniziativa. «Abbiamo anche attivato due biciclette dotate di un piccolo carrello che stanno girando in due quartieri della città raccogliendo le eccedenze alimentari di tanti piccoli esercizi commerciali e lanciato una piattaforma di foodsharing, soluzione innovativa per chi sa di non poter consumare un prodotto e non vuole che finisca in pattumiera»
La storia del progetto Avanzi Popolo 2.0 inizia in Puglia, a Bari. E inizia dalla capacità di un gruppo di amici di scavare dentro i numeri, decomporli e poi ricostruirli in un’immagine concreta. Inizia da questi in particolare: ogni anno nel mondo vengono gettate 1.3 miliardi tonnellate di cibo, un terzo della produzione alimentare mondiale. Una quantità di cibo che, da sola, sarebbe in grado di sfamare 868 milioni di persone che soffrono la fame. Solo in Europa si parla di 89 milioni di tonnellate di cibo sprecato a qualsiasi stadio della catena alimentare, dalla produzione al raccolto, dal consumo domestico a quello legato alla ristorazione.
Le conseguenze ambientali e sociali prodotte da questo disequilibrio sono sotto gli occhi tutti. Nel mondo 36 milioni di persone muoiono per fame, 29 milioni per patologie correlate all’eccesso di alimentazione. Il numero di bambini in sovrappeso è maggiore di quelli in sottopeso. La povertà aumenta, ma il cibo continua a rappresentare una quota importante dei nostri rifiuti. Il Parlamento Europeo ha richiesto un’azione collettiva immediata per dimezzare lo spreco alimentare entro il 2025 e la Commissione Europea lavora per questa riduzione entro il 2020, essendo il cibo una delle maggiori priorità nella sua ‘Roadmap to a resource efficient Europe’.